mercoledì 11 maggio 2011

Pensieri attorno alla Chiesa (Pansìr da tònda ma la Cisa)

Sono andato a un funerale; è morto il papà di un mio amico.
Io in chiesa non ci vado mai, neanche a Natale o a Pasqua, la risposta che do ai testimoni di Geova quando mi fermano per strada chiedendomi le loro robe è Ci ho messo quasi 40 anni a liberarmi dal cattolicesimo, non mi sembra il caso di imbarcarmi in un'altra roba di quelle e poi mi godo i loro sguardi da mucca mentre passa il treno.
Al funerale il prete diceva delle cose che trovavo non condivisibili nelle premesse, per cui anche le sue chiuse di ragionamento erano totalmente incongruenti alla mia visione delle cose.
Quando ne parlo con dei Credenti, dicono che ragiono così perché non ho il dono della Fede. Io di mio non sono molto geloso delle cose degli altri, per cui se gli fanno dei regali, ai Credenti, io son contento per loro e basta.
Comunque parlare con un Credente, è dura; arriva sempre un punto in cui c'hanno il jolly che io non ho il dono della Fede e mi sembra come essere dichiarato pazzo negli anni '20 o '30, che se poi dicevi Non è vero dicevano Nega perché è pazzo e se dicevi Ah, sì?! Allora sono pazzo dicevano Ha ragione.

Al funerale ci sono stati anche dei momenti belli.


Un familiare ha detto che durante le sua malattia, il papà del mio amico rassicurava e faceva coraggio ai suoi familiari. Questa è una cosa che anche un Non Credente si deve segnare, perché ha un sacco di senso. E' come dire ai propri figli Fino a oggi ho cercato di insegnarti a vivere, da ora provo a insegnarti anche a morire.

Io sto sulle palle almeno almeno a 2-3 persone, con le quali ci siam tolti il saluto, però lì al funerale è come se avessimo pensato Va là, va là, ci son robe più importanti. e ci siamo salutati. Con 1-2 di loro, con quello che manca no perché è davvero uno stronzo.

C'era un papà che, quasi una ventina di anni fa, gli è morto il figlio. Il figlio è un mio grande amico e con suo papà ci siamo raccontati come stavamo e poi gli ho detto Sai, la settimana scorsa è venuta una mia amica che vive lontano e gli raccontavo di tuo figlio e ridevamo delle sue battute e lui mi ha detto Te e lui eravate amiconi per davvero. e per la prima volta in quasi vent'anni gli ho detto che gli era capitata la cosa peggiore che può capitare a un padre e che era stato veramente cazzuto.
Non ho usato proprio queste parole, ma il senso era quello.
  
Son tornato a casa che ero un po' triste come quando torno dai funerali in generale, ma è il primo funerale da cui torno più sereno.


***

Ci son poco e niente, trascuro la scrittura e il disegno. Le mie scuse a Vaniglia, soprattutto.
Sto cercando di far realizzare questo, e di tempo ne rimane poco.