venerdì 21 novembre 2014

Gaspare, Melchiorre e un mio vicino di casa

Noi, per me, abbiamo tipo una valvola. Quando ci si ammucchia dentro un tot di roba composta in variabile misura da sentimenti, esperienze e predisposizioni, la valvola fa il suo lavoro e sfoga. E ognuno ha una capienza diversa e un modo diverso di fare funzionare la sua valvola. Chi si butta sulla poesia, chi sulle robe da ridere, chi va a correre, chi pedala, chi canta, chi suona, al limite ti puoi anche mettere a imbiancare salotti.
C'è anche chi si spaventa e la lascia ossidare, e alla lunga son guai.
Dove sto io, la valvola di noialtri parte spesso quando hai i piedi nella sabbia e sei andato a fare una prova di morte in senso positivo. Tutti quelli che si mettono lì, la fanno, anche solo per una frazione di secondo. Andiamo incontro alla nostra personale sintesi di senso, come a voltarsi quando stai per morire, a pensare se sei stato una buona persona, se valeva la pena. Hai questa roba enorme davanti, le onde ti costringono a rallentare la percezione e senti che ti parte la valvola.
Certi si spaventano e, per stare lì, devono sempre avere qualcosa da fare.
Altri invece vanno proprio lì per cercare la fortuna di essere la coscia di gallina del loro brodo emozionale.
Insomma, tornavo da una di queste prove di morte in senso positivo e mi ha fermato un conoscente.

"Ah, sei te! Ti volevo dire una roba, te l'ha già detta tuo zio?"
"...no, non lo so, almeno."
"Perchè l'ho detta anche a lui e poi io e te ci salutiamo sempre e te sei istruito e te la volevo dire. Ho visto la cometa."
"Come?"
"La cometa. Non quella di cui parlano tutti, adesso, quella di Natale, proprio. Ho pensato 'Guarda che bello, si fa vedere anche da un patacca come me, da uno che non ha studiato'. E era bellissima, in mezzo al cielo, e mi sono sentito bene e te lo volevo dire."

Ho detto qualcosa che mischiava ringraziamenti, che le stelle per fortuna son di tutti, che le comete fanno un'orbita ellittica ma che non me ne intendo e che dovrei chiedere a mia moglie e che ero contento per lui, poi mi son congedato. Neanche tanto stranito, ché qui dei discorsi così si sentono. Mi son detto "Boh, chissà dov'è quella cometa, chissà cos'avrà visto. Forse un aereo, forse ha le macchie sulla retina, forse ha bevuto un bicchiere di vino in più a cena."

Poi, la notte, stavo sul terrazzo a fumare e a soppesare i pro e i contro di essere me, tutto distratto, e - per un attimo, con la coda dell'occhio - non lo so.
Sembrava proprio una cometa, però.