lunedì 26 aprile 2010

Son pur sempre un Sociologo della Comunicazione

Fumavo sul terrazzo e pensavo che un anno e 26 giorni fa nasceva SegnoDisegnO, perchè avevo deciso di smettere di smettere di scrivere e disegnare.
E ho disegnato delle cose e ho pubblicato il 28 aprile 2009 un pinguino-me, e poi ho continuato.
E lo sapevano in 2-3, e ci volevano della premeditazione e un movente, per vedere i Segni e i DisegnI.
E poi ho linkato il posto, qui, nella frasettina di firma in un forum all'epoca abbastanza di nicchia che si chiama Spinoza, e di vedere i Segni e i DisegnI, qui, poteva capitare anche passando da là.
E poi ho conosciuto altri autori di Spinoza e chi se cosa fai come stai fammi sentire che odore hai se possiamo essere amici e poteva capitare di vedere i Segni e i DisegnI anche passando dai loro blog, quindi veniva meno la premeditazione ma si allargava la rete di connivenze.
Poi Spinoza è diventato molto meno di nicchia e s'è aperto lo Spinoza Cafè, che aggrega i contenuti dei blog e dove "pascolano liberamente alcune delle menti che stanno dietro alle battute pubblicate" su Spinoza, e così la rete di connivenze si ampliava fino a coinvolgere innocenti passanti e causare la fruizione dei Segni e dei DisegnI.
Poi oggi c'è un neonato robo di feisbùc del Cafè di Sinoza, con tutto l'autorume, e di nuovo può capitare di vedere i Segni e i DisegnI.

Allora ho misurato i passi di terrazzo fino al posacenere, ho spento la sigaretta e stavo per emettere un allegro e meritato peto, ma poi ho pensato che magari sentivo uno che diceva Che brutta tosse! da Melbourne.

domenica 25 aprile 2010

Non correre

“…e poi spero che quel campaccio e quella terra dura sono stati meno così, quest’anno, e che poi magari quel raccolto lo mangiamo assieme anche se non vi ho potuto aiutare, in quei freddi e con quelle zolle di pietra, caro Babbo, e a casa a farsi i calli con Voi son rimasti i piccoli e le donne…”
E Virginia cammina e cammina, e guarda alla fine della strada che ancora non finisce se ci sono i riflessi del sole sul ferro, e è stanca e le batte il cuore e poi accelera e si ricorda i Non correre, mi raccomando non correre. Va più piano, ora, Virgina.
“…ormai, dovrebbe camminare, Filippo. E lo immagino avere i tuoi occhi e, son sicuro, la tua maniera di sorridere. Ma un giorno magari papà torna, e ci conosciamo. Tu diglielo, Rosella, diglielo sempre che sono lontano e nascosto perché devo, ma che vorrei essere lì, vorrei stare con voi…”
E Virginia cammina e cammina e le gambe frullano, non fan male le gambe a sedici anni, solo il cuore vuole uscire, che è un gran caldo. E ha paura, Virginia, e ora alla fine della discesa c’è polvere che si alza e lei vuole arrivare presto e accelera ma Non correre, mi raccomando non correre.
“…in sette, eravamo, quando abbiamo sentito i cani e le voci che li guidavano. Ci son stati addosso in un lampo e cercavamo di sparare anche noi mentre i proiettili fischiavano e correvamo verso l’alto, lontano dal sentiero. Alla fine al ritrovo eravamo in due, la notte, e mi son sentito di aver perso fratelli. Così, come foste un padre a cui lo devo dire, mi rivolgo a Voi per dire che vostro figlio Fausto, mio fratello in montagna, non è tornato…”
E Virginia cammina e cammina e la polvere che si alza sono divise che camminano su righe immaginate per terra, che stanno a vedere chi passa, e lei le raggiunge e la guardano.
Virginia vorrebbe scappare e stringe lo spago della fascina che quasi le mani le sanguinano, poi Non correre, mi raccomando non correre.
“…ma qui non è molto freddo, e stiamo bene. Aspettiamo, e non spariamo quasi mai. Io poi, madre mia, son convinto che non ho mai preso nessuno, che i miei colpi mica ne han mai preso bene uno. Prima o poi finirà e tornerò a casa, e sarò salvo nel corpo e nell’anima, madre, non preoccupatevi per me…”
Non correre, mi raccomando non correre.
Così passa, ha la schiena dritta, Virginia, e non si cura dei fischi dei soldati e della paura che urla e nessuno le chiede di fermarsi per mostrare i documenti o chiedere dove va.
Perché non corre, perché non va bene correre, si dimostra troppa paura e tutto va male, e non si riescono a portare le lettere che ha sul seno e che non sa leggere.


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Ho scritto questa cosa, immaginando della Resistenza. Ho la fortuna che è uscita su un e-book, assieme a molti begli scritti di altri, e che ne hanno stampato dei libri. L'e-book si chiama "Schegge di Liberazione".
Ne trovate notiza anche qui.

giovedì 22 aprile 2010

Le cose che avrei voluto dire/3



Sì, delle volte over-reagisco un cincinino.
Ma è che son sanguigno, se tengo a qualcosa.

Oppure è solo che sono un po' stronzo.

martedì 20 aprile 2010

E ora, qualcosa di completamente differente (riassunto delle puntate seguenti)

Ultimamente, pensavo a delle robe (cosa, già di per sé, potenzialmente molto pericolosa).
Pensavo che è un po' che non scrivo qui, perché sto facendo una serie di cose che vogliono tempo e capacità di sospendere.
Pensavo che tra poco sarà il 25 aprile e uscirà una mia cosa seria seria, qui ed altrove, e che prima avrei voluto metterci qualcosa di più leggero.
Pensavo che ci son delle vignette pronte ma che non pubblico perché son in altre mani ed è il caso che aspetti, e che in altre mani ancora passeranno.
Pensavo che un progetto collettivo sta prendendo corpo ma che ancora non è il caso di diffondere la cosa ed è meglio attendere.
Pensavo che un'altra cosa sta nascendo e vedrò come butta, senza cucinare una delle mie specialità, che è il fritto misto di illusioni.
Pensavo che l'attesa è pratica indispensabile al desiderio e che la sospensione volontaria è una forma di attesa, così come la lontananza lo è -a volte- e lo è stato, nel creare desiderio di incontrare per esempio quelli che scrivono sul Café di Spinoza, qui, dove confluiscono anche le cose che scrivo qui qui.
Pensavo che qui qui è anche qui là e che qui là è qui qui, e che se si clicca da là si finisce qui a seconda del qui cliccato (così come -per carità- se si clicca qui da là).
Pensavo dunque che la cosa potrebbe tradursi in un loop di collegamenti in cui chi tocca quei "qui" manda in confusione internet e crea un vortice atmosferico (dove volano suore e finalmente si saprà se han mutandoni o lingerie e i parrucchini si librano sembrando scoiattoli nani volanti e si perdono fogli di carta con scritte su storie bellissime e fumetti immortali e decollano mucche ritrovate poi sane a centinaia di chilometri di distanza e da cui -da quella volta- si munge direttamente burro), un vortice informatico (che blocca tutti i software in rete nel mondo tanto che mi mandano Bill Gates a parlare e lui dice "Van deer Gaz, per favore, rimuova quei collegamenti. Io le darò un fantastrilione di dollari per il disturbo" e io "Bill, apprezzo il lato monetario ma sarebbe censura e sai i miei ideali Bill, guarda non si può fare" e lui "Ti ho sempre amato" e io lo bacio appassionatamente per il suo cervello poi gli dico "Bill, questo non cambia nulla, i link rimangono lì e noi torneremo da eterosessuali alle nostre famiglie dimenticando ciò che è successo ora, che è stato bellissimo ma sbagliato" e lui "Ma cazzo sono solo due link in un blog che in confronto a Windows Ogni fa dei numeri di merda" e io "Pensavo reagissi meglio all'abbandono, Bill, non è elegante divenire acida") e un'onda energetica (così, per far contenti i miei figli).
Questo, pensavo.
Pensa te.

lunedì 5 aprile 2010

Le cose che avrei voluto dire/2



Che poi, non dico che sian tutti così, eh, per carità.
Però un sacco, diomadònna, sì!
Ci son anche quelli che si bevono che è il caso di aver paura del comunismo, ventun'anni (ventuno!) dopo che è caduto il muro.
Ci sono anche quelli che si son fatti rimbambire dalla storia del partito dell'amore (che ha libertà di insulto -logicamente- nei confronti del partito dell'odio) e/o i millemila a vario titolo ipnotizzati dalla televisione e/o quelli che si sciroppano la panzana del "mi son fatto da solo" e del "non siam politici di professione" (sono sedici cazzo di anni che fanno i politici senza fare i politici di professione).
Ci son pure quelli che van dietro alla CEI, che in una teocrazia sarebbe anche lecito (comunque, la prossima volta che fanno un papa, mi aspetto che la Conferenza Episcopale chieda un parere agli elettori del Lazio).

Poi ci son quelli che han capito che gli conviene.
E son quelli, che fan paura veramente.

venerdì 2 aprile 2010

Le cose che avrei voluto dire/1



Cari Voi,
SegnoDisegnO ieri ha compiuto un anno.
M'è successo che se ne è uscito così, come una cosa che ti viene e che poi t'accompagna un po' ovunque, perchè a un certo punto ho smesso di smettere.
Tipo le emorroidi, 'nzomm.

Festeggio inaugurando una nuova serie, "Le cose che avrei voluto dire".
Per ora, questo è l'1. Se il 2 o altri ancora verranno, non lo so.
E' una delle robe che mi piace di SegnoDisegnO: che ci faccio quello che mi pare.

Grazie a chi legge da poco, da molto, per caso, per sbaglio, per niente.
Ma soprattutto a quei 3-4 che, il perchè, lo san loro.

State bene,
a poi
poi

Van deer Gaz