sabato 24 dicembre 2016

La vestaglia.

"Vorrei regalarle una vestaglia: me ne fa vedere un po', per favore?", chiese.
La commessa iniziò a illustrargli un gran pavese di pizzi, di sete e di trasparenze varie. Stordito da tale vastità di scelta e dal campionario da telenovela in cui si vedono dei ricchi che vivono in case da ricchi e che si accoppiano tra di loro, rivolse la sua attenzione verso i vestaglioni pesanti e proprio lì cerco di veicolare l'attenzione e i suggerimenti della ragazza perfettamente truccata.
"Non una vestaglia così, per favore. Qualcosa che si possa mettere appena si alza, mentre si fa il caffè, o mentre legge sul divano. Se i bambini la chiamano di notte, o se la gatta volesse uscire... Qualcosa che la tenga al caldo, insomma..."
"Pile, insomma." replicò la commessa, dall'alto delle sue sopracciglia statuarie.

Fatta la sua scelta, si sentì chiedere "Che taglia?". Per un uomo, questo è quasi sempre un momento tragico. Infatti non rispose e riuscì appena ad aprire leggermente la bocca, con lo sguardo della mucca che guarda passare il treno. Gli prese pure un po' di panico, vedendo la gente che dietro di lui cercava di attirare l'attenzione della commessa in gran spolvero, mentre quest'ultima - ormai anche un po' spazientita - sciorinava in sottofondo "S? M? ...XS?".

"Non lo so - disse -  però, quando la abbraccio, faccio così.", e mimò il gesto.
La mattina dopo, lei provò la vestaglia sorridendo.
Le vestiva perfettamente.

martedì 29 marzo 2016

Casa.

Dice che questo, rimenato indietro, mena la moglie. Oppure - conoscendola - si difende, vai a capire.

Dice che quell'altro, che non c'è, c'ha una solitudine che gli morde le orecchie e bisogna aiutarlo, a tener botta.

La Tabaccaia ha mani gentili che si riconoscono e - tra tutti - litighiamo per chi paga, che vogliamo essere tutti Io, a pagare.

Dice il figlio di Paterazzo che Grazie, per la memoria che porti in giro., e io Grazie, voi!.

Dice Torni adesso o esci, che c'hai dietro i remi?. Torno, che bevi quando torni, che il mare va rispettato e quindi bevi dopo, cioè adesso.

Quello che passa in barca a vela, me lo immagino che ride perchè sta meglio di noi, ma non lo so, se ha torto o ragione.

Il vino bianco di questo posto, io dico che è allucinogeno, ma mi sa che è una scusa, perchè noi siam così - bestie ignoranti e buone - di serie.

Casa.

domenica 10 gennaio 2016

RiminInvernO

Rimini in inverno è una bagascia in vestaglia, fuori servizio e col trucco un po' sfatto, ché non è più e non è ancora ora di dar via il culo ai turisti. E tutti – visto un raggio di sole – a andare al porto, uscendo in massa come le lumache dopo la pioggia, a far mucchio, a essere di Rimini. Come la nonna che perde le doppie, perchè se il nipotino corre rischiando di cadere nel porto, "Stà 'tènto, Matèo!" ha una velocità di pronuncia che può essere essenziale per la meccanica del salvataggio del pargolo. Come la banda che suona robe che ti senti già in bianco e nero, sulla terrazza del Grand Hotel, negli anni '30 a badare il culo di una finnica. Riminesi come i cinesi che pescano sugli scogli, le badanti sulle panchine di fronte alla rotonda in cui in estate allestiscono un pezzo della Festa dei Nickname Quasifamosi o la postazione di una qualche Radio Soilcazzo, come il mio sangue mezzo saraceno e quello mezzo bretone, o fiammingo, etrusco o slavo dei miei amici, tutti quanti rossi – a volerci proprio far sanguinare – come quello di chiunque, ora o nel corso dei secoli, abbia deciso o abbia dovuto andare altrove rispetto a dov'era nato, a cercare di stare meno peggio, se proprio non c'era verso di stare meglio. Riminesi come la settantenne a braccetto col marito, che lo strattona se lo sguardo di lui cade un po' troppo casualmente sul culo della sgallettata che cammina pochi passi davanti a loro. Poi, non importa, se la sgallettata in questione sta sui cinquanta passati da un pezzo e il culo incriminato è chiuso in una cipolla di panni pesanti; è una questione di principio.
Riminesi come quello che vuole fare un po' il patacca pretenziosetto – probabilmente, fa pure apposta - e, passando di fianco a uno stand che vende sardoncini grigliati, dice "Che puzza, vivalamadonna!" e lo sentono in cinque o sei, per cui s'alza un coro di "Oscìa! Senti che profumo!". Riminesi che si danno un gran contegno perchè non vogliono far vedere che sono arrivati giù con la piena del fiume ieri, di fronte a quelli che son arrivati giù con la piena l'altro ieri. O il giorno prima ancora, al massimo. Riminesi come il poliziotto che sente scoppiare un palloncino e vede un bambino che sta per piangere, allora si porta una mano al petto e s'afferra il giaccone, mimando platealmente dei battiti cardiaci accelerati e facendo mezzo salto indietro, con l'espressione spaventata. E il bambino ride, e il palloncino – a pensarci bene – a 'sto punto ha fatto anche bene, a scoppiare. Riminesi come quelli che fan la ragionata e stazionano a piedi su una pista ciclabile troppo civile, per i nostri parametri. Come quelli che "Diomadonna, ve' che mare che c'è oggi!" e poi ci mettono mezz'ora – se poi non glielo devon dire – a accorgersi che non c'è più la ruota panoramica, che l'han smontata.
Rimini, stesa come sempre su un fianco, sulla battigia - col culo a monte e le tettone verso il largo - che c'è un presepe di sabbia ogni mezzo chilometro, una roba che sembra che noi, qui – la sabbia – la troviamo per terra.

lunedì 4 gennaio 2016

Caffè.

Il Saggio - non lo so come fa - mi porta a dover indovinare con cosa ha fatto colazione.
Gabriel mi dice che è preoccupato perchè ha cambiato il cellulare e adesso non ci capisce niente.
Ibrahim sta in disparte a leggere il giornale, vestito di tutto punto, come sempre.
Il Circolo del Ricamo e del Cucito è una compagine di menopausa e capelli tinti in cui non conviene, mettere becco.
La Madonna del Vapore ha una bambina di pochi mesi in braccio e ci benedice tutti da dietro il bancone, spillando caffeina in varie forme e manifestazioni.
Il Saggio mi dà un aiutino, e pare sia partito con della frutta secca, probabilmente un paio di noci.
Gabriel mi chiede una sigaretta e io gli do quella e il consiglio di mettere il libretto di istruzioni sul termosifone di fianco al water, come unica cosa leggibile.
Ibrahim sente la mia mano sulla spalla e si alza per salutarmi, come se fossi uno importante.
Il Circolo del Ricamo e del Cucito, è un tale equilibrio meraviglioso ma potenzialmente letale - tipo la chirurgia cerebrale o manovrare nell'alta tensione - che ti conviene esattamente sapere come, per quanto tempo e fino a che punto metterci le mani, se no rischi grosso. Per cui, desisto.
La Madonna del Vapore ha sempre freddo, anche in agosto, ma oggi - che è una giornata freddissima - è meno freddo che in Agosto.
Il Saggio, dopo le noci, mezzo cassone con le rosole, rimasto dalla sera prima.
Gabriel, non è che brilli in virilità, ma il libretto delle istruzioni - quello - proprio no.
Ibrahim mi sta in piedi di fronte e io mi affretto a togliere un guanto, per darci la mano.
Il Circolo del Ricamo e del Cucito, visto da fuori, gli intrighi diplomatici del Medio Oriente gli fanno - detto con rispetto, ci mancherebbe - una bella pugnetta.
La Madonna del Vapore, si vede che ha freddo ma che non è Agosto, quindi può badare noi - vecchi animali - senza tanti turisti attorno, per cui oggi è freddissimo tiepido, tiepido più che che in Agosto, che è caldissimo ma è un caldissimo freddo, al confronto.
Per la cronaca, il Saggio ha concluso la colazione con due datteri e, se non me lo diceva, stava scomodo tutto il giorno.