sabato 12 aprile 2014

Vado a Milano.

Vado a Milano. Io, tutte le volte che vado a Milano - che, finora, non son mica tante - mi ricordo che Milano era un viaggione, fino a pochi decenni fa, che al massimo la andavi a vedere in viaggio di nozze. Ma se proprio eri uno a cui piacevano le destinazioni esotiche, se no - normalmente - arrivavi tipo fino a Faenza, Ravenna, Bologna - al massimo - se volevi fare lo sborone.
Milano, noi di mare abbiamo iniziato a andarci verso la fine degli anni '50, primi '60, perchè da noi stava partendo il turismo grosso e a Milano c'era la Fiera Campionaria delle Attrezzature Alberghiere.
Poi sui giornaloni di Milano uscivano questi articoli un po' scherzosi, che raccontavano della città invasa da questa umanità un po' particolare, un po' agreste.
Me ne ricordo uno, che ha portato a casa mio zio una volta, un articolo che raccontava con quel tono di scherno bonario dei forestieri che avevano raggiunto la Fiera Campionaria delle Attrezzature Alberghiere.
C'era anche una foto in bianco e nero, che diventava quasi seppiata, su quella carta: ritraeva un signore sorridente e tondotto, seduto su un muretto - con le gambe stese - le scarpe appoggiate lì di fianco, vicino a un paio di bicchieri di vino. In mano, tipo una coscia di pollo.
Una donna riccioluta, seduta a fianco a lui, gli stava porgendo dei tegami e rideva.
Ecco, quelli lì nella foto, erano i miei nonni.

giovedì 3 aprile 2014

Stasera faremo l'apericena nell'Ade!

Il carro di Apollo aveva quasi già compiuto metà del suo giro quotidiano, quando Caronda di Alicarnasso arrivò di corsa e chiese l'attenzione del generale Zeuleco. Questi stava sognando la natìa Attica e - contestualmente - cercava di liberarsi della polvere che, unita al sole che frustava quel torrido altopiano, spaccava le dita dei piedi.
Ne uccidevan di più le infezioni delle spade, all'epoca.
Caronda si fermò e posò i palmi sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato.
"Che c'è, mia valente vedetta?" - chiese Zeuleco.
Caronda di Alicarnasso sentì il sapore salato della goccia di sudore che si era fatta strada tra tempia ed elmo e si limitò a indicare verso l'orizzonte. Il generale Zeuleco terminò di allacciarsi i sandali, si alzò aggiustando il mantello e scrutò nella direzione indicata.
"Dei del Cielo!" - pensò.
Come onde che si increspano al largo, lampi di luce balenavano sempre più fitti. Sole che si rifletteva su elmi e spade, senza dubbio. Nubi di polvere ancora quasi indistinguibili dal panorama. Alzati da carri da guerra e addetti al trasporto delle masserizie, diceva al generale la sua stessa esperienza.

"Riunite tutti, subito." - ordinò Zeuleco, calzando l'elmo da generale e raccogliendo lo scudo.

"FIGLI MIEI! - urlò il generale alle sue truppe riunite - SIAMO CHIAMATI, ANCORA UNA VOLTA...", quindi si interruppe. "Scusate la richiesta, piuttosto irrituale - proseguì - ma qualcuno ha idea di chi siano questi qui che stanno arrivando di gran carriera, armati fino ai denti?"
"...Persiani?" - disse una voce persa tra le truppe, dopo qualche attimo.
"Naaa. Vedi addominali scolpiti, tra le nostre truppe? Hai recentemente calciato qualcuno in fondo a un pozzo?" - rispose un'altra voce.
"...Ittiti?" - si teorizzò.
"Mh, penso di no. Gli Ittiti non attaccano mai all'ora dell'aperitivo pre-pranzo. E' così che hanno perso l'uso delle altre vocali." - disse, tra le fila, una voce.
"...Assiri?" - ipotizzò qualcuno.
"Naaa. Gli Assiri non si muovono se non hanno con sè i Babilonesi. E i Babilonesi ci mettono un sacco, a scendere dai giardini pensili. Attaccano verso sera fisso, non c'è mezzo di iniziare una battaglia a un'ora decente, con gli Assiro - Babilonesi..." rispose qualcun altro.

Il generale Zeuleco ristette qualche attimo, quindi parve come illuminato da una nuova e terribile consapevolezza.
"Ragazzi - disse - adesso ditemi la verità, prometto che non mi incazzo. Non è che qualcuno ha scritto qualcosa su internet contro Beppe Grillo?!"