sabato 4 aprile 2020

Occhi.

Son tempi che puoi camminare per qualche decina di metri, fuori dalla porta di casa.
Allora, che ero lì che mi godevo queste ricalpestate decine di metri come quando avevo pochi anni e imparavo ad andare in bicicletta al costo di nutrire l'asfalto conosciuto con un po' di pelle delle mie ginocchia, mi sono reso conto che - avevo il cappuccio della felpa su e la mascherina, che in tempi normali sarei sembrato un black bloc iscritto a medicina - se il sole tiene botta, tra qualche tempo avrò un'abbronzatura da niqab. Tutti, ce l'avremo.
Che io, quando calpesto quei metri, delle volte i vicini mi riconoscono dalla voce. Calpesto quegli amati metri, vado a fare la spesa o al bancomat, ho la botta di culo che continuo a lavorare e - delle persone - vedo gli occhi. E li cerco, gli occhi altrui, e ci parliamo anche se non ci salutiamo - anche se magari non ci si toglie le cuffie - e ci diciamo cose. Che se prima - guardarsi gli occhi, se non negli - era un po' invadente, adesso delle volte vuol dire Ti conosco, e spesso Ti riconosco, cioè Ti conosco di nuovo, che non siamo gli stessi di quando è iniziato tutto, la pandemia e i cazzi mazzi connessi.
Dicono cose, gli occhi.

"Sono anziano, ho paura."

"Grazie, che hai fermato carrello e tutto e fai passare prima me."

"Mi fa piacere vederti."

"Vivo da solo, scambiamo due parole."

"Lo so che non sono proprio attaccato a casa, ma avevo bisogno di vedere il mare."

"Ce la facciamo." "Sì. Siamo venuti su a burrasche, ce la facciamo."




venerdì 13 marzo 2020

Tanto.

"...ci sono momenti, che ci si incanta. - disse quello - Via via che procediamo nel vivere e le corse dietro a palloni fatti della carta stagnola del panino durante la ricreazione vengono sostituite in campi da calcetto a luce artificiale e i soldi di Natale regalati dalla nonna dallo stipendio, sono sempre più preziosi."
"...guarda che stellata, stasera.", rispose l'altro.
"...perché poi, se ci pensi - continuò quello - ci si incanta sempre meno. E allora andiamo a ricercarlo di nuovo, abbiamo sviluppato delle tecniche, addirittura! I razionali fanno training autogeno e gli emotivi meditano, altri lo cercano suonando, certi corrono, certi si sballano, ma alla fine stai cercando di ritrovare l'incanto, anzi - di più! - l'Incantamento."
"...non c'è una nuvola a cercarla. Non si trova. Tipo un tedesco di quelli che vengono qui in riviera che sia capace a vestirsi con gusto.", disse l'altro.
"...no, perché poi è lì - ragionò quello - che non fa paura il silenzio e che, se ti va proprio grassa grassa, delle consapevolezze, o delle idee, o delle altre robe insomma ti vengono su come il caffé la mattina quando sei lì a guardare la caffettiera con gli occhi ancora impastati dalla notte precedente. Specie se hai fatto la seratona. E - non c'è verso - il propietario del locale te la doveva proprio far sentire quella tequila speciale - eh - magari due o tre volte, perché se no non l'avevi capita bene allora lui ci teneva a rispiegartela. Comunque, insomma, son momenti preziosi."
"...c'è una luna piena e bella che sembra una piadina. Di quelle con lo strutto, però.", considerò l'altro.
"...no, dicevo - ripetè quello - Son momenti preziosi!"

L'altro stette zitto a bocca aperta a guardare in su, fino al momento in cui quello gli diede una gran gomitata.

"Son momenti preziosi, dicevo!", ribadì quello.
"...tanto.", rispose l'altro.