Per essere un capitano, è ancora giovane, ha sete fresca di cicatrici e tesori, ma ne ha visti parecchi, di abbordaggi.
Gli altri si dividono in quelli che raccontano quanto sono cattivi, mostrando la palla di vetro che hanno sotto la benda o la gamba di sedia che hanno dal ginocchio in giù, e quelli che stanno zitti e lo vedi anche solo da come si arrotolano le maniche o camminano sul ponte, che sono cattivi.
L'acqua salmastra portata dal vento schiaffeggia tutti, democratica.
Chi ha un ferro nella pancia o un proiettile col suo nome scritto sopra già al prossimo assalto, chi verrà impiccato, chi finirà in acqua per le allucinazioni da febbre, chi avrà la fortuna di avere un pubblico sotto la forca e anche quelli che a un certo punto smetteranno di sentirsi chiamati dalle sirene e apriranno un bordello in qualche porto.
La polena è come sempre l'unica donna.
Fa quello che deve fare, guarda il mare e rompe le onde, procace.
E anche di più.
Noi non ce lo diciamo, ma ce lo vediamo negli occhi, ogni volta in quelli di chi ha fatto il turno di notte. La polena le onde le sa a memoria, e allora s'annoia e guarda il mare dentro, quello che ha sotto e quello che ha dentro chi è al timone.
E la sentiamo, di notte, come un sussurro tra le onde, un sibilo tra i rumori del legno, parole in mezzo al flautare dei bordi delle vele che scodano.
Noi non ne parliamo, non lo sappiamo se parla così tanto a tutti, noi siamo cattivi e non abbiamo paure.
Gli altri si dividono in quelli che raccontano quanto sono cattivi, mostrando la palla di vetro che hanno sotto la benda o la gamba di sedia che hanno dal ginocchio in giù, e quelli che stanno zitti e lo vedi anche solo da come si arrotolano le maniche o camminano sul ponte, che sono cattivi.
L'acqua salmastra portata dal vento schiaffeggia tutti, democratica.
Chi ha un ferro nella pancia o un proiettile col suo nome scritto sopra già al prossimo assalto, chi verrà impiccato, chi finirà in acqua per le allucinazioni da febbre, chi avrà la fortuna di avere un pubblico sotto la forca e anche quelli che a un certo punto smetteranno di sentirsi chiamati dalle sirene e apriranno un bordello in qualche porto.
La polena è come sempre l'unica donna.
Fa quello che deve fare, guarda il mare e rompe le onde, procace.
E anche di più.
Noi non ce lo diciamo, ma ce lo vediamo negli occhi, ogni volta in quelli di chi ha fatto il turno di notte. La polena le onde le sa a memoria, e allora s'annoia e guarda il mare dentro, quello che ha sotto e quello che ha dentro chi è al timone.
E la sentiamo, di notte, come un sussurro tra le onde, un sibilo tra i rumori del legno, parole in mezzo al flautare dei bordi delle vele che scodano.
Noi non ne parliamo, non lo sappiamo se parla così tanto a tutti, noi siamo cattivi e non abbiamo paure.
"Forse hai davvero sbagliato di qualche grado. Forse ho davvero di fronte degli scogli."
"Prima o poi se ne accorgeranno, di come li guardi il mozzo mentre si lava."
"Giurerei che quella botte in cui ho sbattuto veniva da un galeone della marina militare spagnola."
"Posso vederlo anche ora che è notte. Stai pisciando sangue."
"Qui sotto ce ne sono 27, come te. I loro corpi sono ancora nello scafo poggiato sul fondo."
"Siamo in mare da tre mesi. No, lei non ti aspetterà."
La polena, ogni tanto, ride di noi con la luna.
La polena è l'unica donna, non sta mai zitta.
Mo mama Van, stavolta per quanto mi riguarda hai superato te stesso.
RispondiEliminaDi diverse leghe.
Mezzatà.
RispondiEliminaPoi ti bacio, appena ti vedo.
Sarà pure imbarazzante, dato che sarà la prima volta che ti vedo, però ti bacio lo stesso.
Te mi puoi menare forte, ci mancherebbe.