Allora, ieri era il 25 Aprile anche a Rimini, dove abbiamo una piazza che si chiama Piazza Tre Martiri.
L'anno scorso avevo avuto la botta di culo di partecipare un pochino a scrivere questo libro, e ieri un contrabbassista , in occasione di questo e con dietro delle ragazze che poi avrebbero cantato, ha preso un microfono e ha letto quello che ho scritto l'anno scorso, non lontano dalla piazza che abbiamo noi a Rimini, quella che si chiama Piazza Tre Martiri.
Quando il contrabbassista è partito a leggere e mi son reso conto, in una frazione di secondo m'è partito un caldo dentro che s'è spalmato contro le mie pareti interne e mi sono sentito come spostato di mezzo metro indietro.
Devo anche aver spalancato gli occhi, mi sa che non ero un bello spettacolo, da vedere.
Il pezzo era questo qui
Va là, tugnino
Va là, tugnino. Te non ce l’hai,
questa fortuna.
Te, ti tocca morire lontano da
casa, che tra un po’ arrivano gli americani. Oppure ti va peggio e ti tocca
vivere e ricordarti cosa ci hai fatto.
Tugnino, ma te, lo senti
quest’odore? Questo è il mio mare, non è il tuo. E’ il motivo per cui sono
scappato da quel treno su cui mi avevi caricato quando m’avete preso la prima
volta e son comunque tornato qui a battermi; è la salsedine che a noi, qui, ci
scorre nel sangue.
Non ce l’hai questa fortuna, te,
tugnino.
Te per mettere i piedi nel mio
mare ti devi togliere gli scarponi e per fare il bagno ti tocca appoggiare il
fucile, io quelle onde le ho assaggiate che ero bambino e come ora c’erano dei
gabbiani che cantavano di gioia perché li teneva su il vento.
Te li senti, tugnino? Ce la fai,
a staccare le orecchie dagli ordini che ti urlano e dai rumori che ti sembrano
minacciosi o non ce l’hai, ‘sta fortuna?
Io quando ho dato dei baci avevo
i piedi nella sabbia ed era agosto, come ora.
Quindi appendimi in alto in alto,
tugnino, che voglio arrivare a vedere il mio mare anche dalla piazza. La sabbia
e il mare si mangiano anche le corazze dei granchi, e le fanno diventare sabbia
e mare; succederà così anche a me.
Va là, tugnino. Te non ce l’hai,
questa fortuna.
“Tugnino”, in romagnolo “tugnìn”, significa “tedesco”.
Così –il 16 agosto- morì Luigi, che era stato catturato dai
nazifascisti, assieme a Mario e Adelio. Imprigionati e torturati, non rivelarono
i nomi dei loro compagni. L'impalcatura della forca era ancora lì quando –il 21
settembre- la città fu liberata.
L’esecuzione dei tre partigiani fu annunciata da un manifesto firmato
dal capo del fascio. Qualcuno, tempo dopo, scrisse “Tutta l'acqua passata
sotto il ponte
di Tiberio non basterà a lavare l'infamia.”
bellissimo van ;)
RispondiEliminaSia messo agli atti che io "Va là Tugnino" l'ho letto a tanta gente. Uno alla volta. Per dire :-)
RispondiEliminaBellissimo post, complimenti
RispondiEliminaLo leggero stasera "me mi bà" e purtroppo lo farò piangere
RispondiEliminaOpss... lo leggerò
RispondiEliminav'aringrazio, mi fa piacere che vi piaccia
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