venerdì 4 febbraio 2011

Gina Jam (uno scritto autobiografico pieno di rock star, incidentali, parenti e parentetiche)

Mia nonna Gina si chiamava in realtà Virginia (cosa che permette ancor oggi a mio padre di affermare in piena coscienza Non viaggio molto ma sono stato nove mesi in Virginia) e trattava su tutto il trattabile. Io da piccolo mi vergognavo ad andare al mercato -e soprattutto nei negozi- con lei perchè chiedeva sconti di continuo e lottava anche sulle duecento lire, e tirava dritto sorridendo finchè non la spuntava (sorrideva spessissimo e rideva spesso, della grossa [l'ultima volta che l'ho vista viva ero da solo con lei in Rianimazione e le ho detto Porca boia nonna sei piena di fili e di lucine, sembri un flipper e lei ha risposto ridendo e tutta stimandosi Hai visto come mi badano bene?]). Poi ho capito che mia nonna Gina s'era sciroppata gli effetti di due guerre mondiali e che dai debiti aveva costruito una casa, mentre io le guerre e la casa me le sono trovate già fatte e quindi ora un po' mi vergogno perchè mi vergognavo. Faceva spesso piada e cassoni o pasta fatta a mano per tre famiglie e ci diceva sempre quanto aveva risparmiato facendoli lei anzichè comprarli.
Nonna Gina contrapponeva a questo pubblico risparmiare una generosità privata composta (oltre che dalle sue attenzioni) dalla "pensione", una piccola somma che regalava a noi nipoti quando le arrivava la pensione e da piccoli prestiti che ci faceva e definiva ridendo "a fondo perduto".
Io quando avevo ventuno anni facevo l'università, suonavo il basso in un gruppo che qui in zona (e anche un po' più in là) diceva la sua e dovevo trentamila lire a mia nonna Gina (e anche se me li avrebbe regalati traquillamente, quella volta ci tenevo a restituirglieli [non mi ricordo il perchè]).
Attorno a quegli anni, inoltre, cercavo di diventare una rock star e di morire giovane lasciando un bel cadavere e andavo anche a un sacco di concerti; mi son visto tipo gli Smashing Pumpkins quando ancora avevano la bassista bionda (quella volta mi sono piazzato strategicamente in mezzo a un gruppetto di ragazze così quando partiva il casino non mi menavano molto e queste alla prima nota si sono trasformate in indemoniate che mi han preso per ore a gomitate negli organi nobili [che io mi ricordo pensavo Al limite volevo morire su un palco, mica di fronte]), i Soundgarden (approfitterei per dire Mi spiace, Soundgarden, che vi abbiamo tirato i sassetti della ghiaia [che dalle casse si sentivano i "tic tic" sui piatti della batteria], perchè in generale suonavate benissimo tranne il bassista che era più di là che di qua [e poi quando sbagliava di continuo e noi pubblico rumoreggiavamo non doveva proprio farci il gesto dei soldi come dire "Voi avete pagato per essere qui"; dopo ci credo che vi tiriamo i sassetti della ghiaia. E poi, Soundgarden, lui comunque alla fine ci ha tirato addosso il basso -che io non ho mai visto un Fender Precision essere frantumato con quelle velocità e foga- per cui mi spiace ma mi sembra che siamo pari.]), i Pearl Jam (che siamo arrivati fuori da questo posto enorme dove c'era il concerto -vicino a una città grigia grigia- tre ore prima e mentre aspettavamo fuori, a gruppetti, al di là delle transenne [a una ventina di metri da noi] c'era della gente che giocava a pallone e un po' goffamente si passavano la palla. A un certo punto la palla gli rimbalza male, supera le transenne e mi rimbalza vicino, allora si avvicina a cinque-sei metri uno di quelli al di là delle transenne [aveva un giubbotto semiaperto e vedevo una freccia bianca sulla parte alta della maglietta nera, gli occhiali da sole e un berrettone], alza la mano e quando vede che lo guardo mi indica la palla. Io ho pensato Adesso ti faccio vedere come giochiamo noi italiani, adesso palleggio e te la mando lì giusta giusta poi invece mi son detto Va là non facciamo figure, che ho gli anfibi, l'ho solo stoppata e tirata con un piatto comodo comodo e lui ha alzato di nuovo la mano come dire Grazie e io ho alzato la mano come dire Tranquillo [però pensavo Te non dovresti essere dentro tipo a montare il palco o attaccato a un mixer?]. Poi son passate tre ore e Eddie Vedder è salito sul palco da solo con una chitarra per fare The Kids are alright degli Who prima del gruppo di supporto, perchè Eddie Vedder è un signore ed è fan degli Who. E Eddie Vedder aveva la maglietta del Live at the Marquee degli Who uguale alla mia [che me l'aveva portata la mia ex ragazza dell'epoca da Londra quando non era ex e che poi mia madre avrebbe buttato via, al che io ho pensato che volevo buttare via lei ma poi ho cambiato idea] e un berrettone. E la maglietta nera di Eddie Vedder aveva -come la mia- in alto la freccia bianca della scritta The Who e allora io ho realizzato e ho detto al primo che ho trovato di fianco a me Tecnicamente, ho giocato a pallone con Eddie Vedder e questo [che era uno sconosciuto] mi ha detto Tecnicamente, va a cagare) e altri gruppi che non sto a dire se no sembro verboso.
A un certo punto viene fuori che i Nirvana venivano in Italia e quelli del gruppo mi dicono Andiamo? e io rispondo No guarda, vorrei tanto ma non ci sto dentro, che devo ridare trentamila lire a mia nonna, sarà per la prossima volta che i Nirvana vengono in Italia e loro sono andati.
Poi Kurt Cobain si è sparato nella faccia e tutti eravamo piuttosto dispiaciuti, io particolarmente (però ero pure contento perchè avevo ridato le trentamila lire a mia nonna Gina, anche se non le voleva e avevo fatto fatica a restituirgliele).
Da quella volta, son convinto che, se c'è qualcosa dopo la morte, quando muoio se incontro Kurt Cobain non faccio in tempo a dirgli Ma che cazzo Kurt capisco tutto ma avevi una bambina e poi se ti spari nella faccia, non ce n'è, mica lasci un bel cadavere che lui mi interrompe e dice Mettiti a sedere che tua nonna ha trattato e sorriso e ancora sorriso e trattato finchè non ho accettato di suonare per te due ore, quando t'avrei incontrato. M'ha dato quindicimila lire.

***

Questo scritto autobiografico pieno di rock star, incidentali, parenti e parentetiche è dedicato a Donato (molto) e a Francesco (molto molto molto). E alle loro nonne.

17 commenti:

  1. bellissimo... poeticamente commovente! Anche mia nonna è lassù che ride e sorride...e son sicura che contratta pure...grazie per avermi ricordato la sua grandezza!

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  2. Punto secondo: o i Soundgarden li hai visti al Campo Volo di Reggio Emilia tipo nel '96, o i loro concerti italiani andavano tutti alla stessa maniera. :-)

    Punto primo: Meraviglioso! E viva le nonne.

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  3. stavomeglioquandostavopeggio4 febbraio 2011 alle ore 22:01

    ma porca... sei sempre il solito, e io che ti leggo..
    mia nonna mi dava 2000 lire e mi diceva "porta il resto"...
    grazie

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  4. a me sto post è piaciuto tanto tanto..non so forse per la nonna, che io non ho avuto nonni...sicuro per la nonna. Che i gruppi che ti sentivi tu io non li ascoltavo.Infatti tu hai una formazione musicale che io mi sogno...non ti dico chi ascoltavo io se no tu spingi il tasto elimina ogni volta che vedi il mio nome..

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  5. Ooooooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhh!
    E' bellissimo.

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  6. :°°°° Bellobellobellobellobellobellobello...

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  7. Meraviglia.

    E per poco non me lo perdevo.

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  8. Bellissimo, mi sa che di qui ripasso più spesso, eh.

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  9. io li ho visti i nirvana quella volta a milano, me ne vanto sempre al bar.

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  10. Avevo risposto a tutti. Sensatamente, mi pare. Blogspot s'è magnato la mia risposta.
    Rifarò. Per ora, grazie a tutti & state bene.

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  11. (Ottimo... Avevo detto a Blogspot di aspettarmi che avrei tardato un cicinin).
    Sai che non avevo mai fatto un viaggio dalla nonna ai Nirvana passando per i Soundgarden? Decisamente bello! E comunque, checchè se ne dica, tu hai OGGETTIVAMENTE giocato a pallone con Eddie Vedder, altro che!

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  12. cacchio... adesso mi sento in colpa che quella volta non ti ho prestato io le trenta carte per venire a vedere i nirvani...

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  13. cavolo sono 17 anni esatti!

    scaletta concerto a Modena: http://www.setlist.fm/setlist/nirvana/1994/palasport-modena-italy-43d6036b.html

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