Scusate, me ne impiperno -un attimo solo- delle votazioni di questo e divago.
Un cazzo. Un beneamato cazzo. Un. Cazzo.
"Signori, è stato un onore suonare con voi stasera" un gran bel cazzo.
Non eravamo nè al Bolshoi nè alla Royal Albert Hall, eravamo su una cazzo di nave del cazzo, non è stato un onore. E' stato lavoro, ed è finito male; la cazzo di nave del cazzo è affondata.
La inaffondabile cazzo di nave del cazzo è andata giù e io son qui che cerco di galleggiare.
"Signori, è stato un onore suonare con voi stasera" il mio bel legnoso scroto, e vedete di fare con le mani e con i piedi per tirarmi fuori di qui, che io non son fatto per galleggiare, son fatto per suonare.
E faccio fatica a stare a galla almeno quanto me ne fotto dell'epica della tragedia.
Non mi state a contemplare eroismi ma venite a tirarmi fuori che l'avete costruita voi e voi mi ci avete messo, sulla cazzo di nave del cazzo.
Io, nella vita, sono un contrabbasso. Al momento galleggio, a pancia in giù.
C'ho aggrappato un bambino, avrà sette anni. Galleggiamo.
Io son pieno d'aria e finchè non mi si inclina troppo non entra l'acqua dalle vezzosette aperture che ho nella pancia, e galleggiamo.
So di un sacco di gente che si gonfia d'aria e va avanti una vita.
Io però, per me, non lo so.
Al momento ho due corde e il bambino mi abbraccia.
Mi sa che piange, anche se non son sicuro, dato che son di spalle e piove. Pure.
No ma bambino, ma smettila per la madonna, io devo stare a galla, ho bisogno che mi fai coraggio, no che piangi.
Noi, così come ci han messo su quella cazzo di nave del cazzo, ci tireran fuori di qui, vedrai.
Oppure -t'immagini?- no.
E andremo giù, e io suonerò mentre tu canterai. Faremo un gran concerto.
Saremo la musica del mare, io con la mia timbrica e tu con le tue melodie, saremo famosi e apprezzati. Verranno a sentirci le goffe tartarughe, le spettrali mante, i pesci colorati e anche quelli un po' più monotoni, e il corallo ci vorrà fare da diapason mentre le alghe si agiteranno lievi come le mani di un direttore d'orchestra.
Però non piangere, che ho bisogno che mi fai coraggio e ho solo due corde.
Terranno il ritmo con la bocca e le pinne, vedrai, e nessuno avrà paura degli squali, che rimarranno anche loro rapiti ad ascoltarci.
Le onde ci indicheranno la velocità e le bolle sembreranno note su un pentagramma, vedrai.
Tu non ti preoccupare, tu continua a stringermi e fammi coraggio.
Sipario.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
bis, bis!
RispondiEliminabellissimo, continua eh :) che voglio sapere come va a finire dopo :)
RispondiEliminaMi piace
RispondiEliminaBellissimo.
RispondiEliminaPraticamente la sintesi e compenetrazione tra "Novecento" di Baricco e "Titanic".
RispondiElimina;-))
e...che dico..sono senza parole...che per chi mi conosce è un successo..bello van.
RispondiEliminaE chi lo dice che i violoncelli che affondano (perchè secondo me affonda) tentando di consolare un bambino non siano classificabili sotto la voce "amore"?
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda non sei uscito fuori tema
bello sì
RispondiEliminagrazie, tanto.
RispondiElimina